lunedì 19 dicembre 2011

I miei ghirigori di sale

Dipinto vivente
deserto di sale d'evocativo effluvio,
monti glassati da intemperie
a far da vedetta
a viventi ibbellettatisi
a cornice d'esplosioni in fogliame.

Poesia qual candela candida
in necropoli d'opale di mozziconi
spenti simulacri di rabbie inspirate
o vivide nature morte d'un carboncino fiammeggiante.

All'alba del dì caduto
Maestà cenciose danzavano come possedute,
trascinavo Hemingway verso una periferia di metallo
sollazzo in libagioni con menta di ghiaccio.

La sabbia è cemento sgretolato in scalpitii,
Il caldo è quello dell'anima baccante,
Il mare è quello degli occhi funesti,
E' la suggestione a valerle coerenza.

Ella amalgama crete di fogge d'Arlecchino,
frantuma cocci in stelle di Murano
mentre io ne registro le mosse
nel museo dei figuranti assenti.

Da lontano un Wilde,
impettito nella cellulosa d'ostrica,
bonfonchia odi per il vino,
sussurra a Frank che
ravviatosi un ciuffo dinamitardo,
smiccia i miei ghirigori di sale,
blaterando d'ali di sogno.

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