lunedì 28 dicembre 2020

Ricomincio ad impilare parole

Ricomincio a scrivere, male,
per la fatica del decidere cosa dire
e come pensarlo, normale.

Ho provato un altro paio di vite,
mi son piaciute appena,
così le ho divorate e bandite
subito, dato ch'ero in vena.

Trovo oramai con costanza un conforto
tagliente in una solitudine chiassosa,
d'altri che parlano alla mia fumosa
mente, che non ascolta, son di certo assorto
ad imbastire i requisiti di un'altra carriera 
a tempo, una seria stabilità effimera
per necessità di lune strane ed ondivaghe,
ma anche d'uno spirto libero, ch'attende ancor le sue paghe.

Tempo che passa veloce, tempo che s'affastella lento,
imparo tante cose, soddisfazione precoce, delusione non mento
meno forte oramai. Anzi credo d'aver capito dove sbagliavo,
è interessante questo fluire così incerto, uguale e ignavo
solo se t'incaponisci a creder che ci sia una giustizia, 
un karma, un obiettivo, un Dio od un principio.
E' così perfetto sta personale determinazione
scelta libera, sia essa pianificata gioia o squisita disperazione.



giovedì 10 luglio 2014

Biassanot per languor di stelle

[Domanda che una serie di me stessi farebbero a me stesso]

Perché ignorare la notte in un'osteria deserta,
con un bicchiere appena oscurato dal purpureo
scivolare dell'ultima goccia di rossaccio asperta
da una brocca chiesta senza istinto, con solo un plumbeo
cenno nel vagare dei pensieri [di là] oltre un immediato governare le increspature del domani;
assenso nel prender atto [di qua] del mareggiare della vita così cocciutamente ignara degli scogli
di convinzioni senza motivazioni,
di un'ideologia senza idee,
del cinismo senza esperienza,
del sonno senza sogni.

[Risposta che un me stesso darebbe per amor di verità]

Perché chi addenta la notte, lo fa ...
perché il giorno e tutti quelli che lo vivono, lo percorrono, lo intersecano, non lo vogliono di mezzo.

Perché chi mangia la notte, lo fa ...
perché di notte sembra sempre che tu possa imbastire qualcosa di più [di là]

[Risposta che un me stesso darebbe per amor di poesia]

Perché chi addenta la notte, lo fa ...
perché il giorno e tutti quelli che lo vivono, lo percorrono, lo intersecano, son convinti di banchettare ma s'abbuffano di vento e suoni

Perché chi mangia la notte, lo fa ...
perché di notte sembra sempre che qualcuno, qualcosa, (forse) Quello [di là o di qua] ti ascolti un pelo di più.

martedì 18 marzo 2014

L’Acquerello

[In memoria di Antonio, mio zio]
Amo l’acquerello, una pittura che odora di vacuità dove l’acqua svolge un effetto particolare sul colore, lo abbraccia in un legame sadico così incredibilmente prossimo agli accadimenti della vita umana.
La tela, nella fremente attesa del tocco del pennello, si irrigidisce sperando nell’abbraccio corposo e pervasivo della tempera. Quale calda melassa ad avvolgere la propria superfice ruvida e candida, come gradita invasione nelle pieghe e rientranze della sua materia, impercettibili allo sguardo distratto – o d’insieme nella versione accomodante ed eufemistica – dell’osservatore.
E’ legittimo ritenere che ne rimanga delusa.
Attende un abbraccio e riceve una carezza. Una tocco forzatamente distratto, per non essere sopraffatto dalla natura sfuggente dell’acqua, dal suo irrimediabile istinto a fuggire e lacrimare sul tratto vellutato della matita usata per incidere il Soggetto in una posa statica da rendere vivida con la luce del colore.
Il finale lascia esterrefatti.
La biografia letta da un annunciatore dovizioso ancorato ad un discorso scritto con una istituzionale Olivetti scarmigliato da qualche appunto d’un corsivo ispido sferzato da una Biro diventa un monologo appassionato d’un attore consumato con i rossi come toni alti e moti di spirito, i blu come pause sceniche a cui rimanere appesi in attesa ed i neri a dare una dimensione al tutto.
Il finale lascia esterrefatti.
Il Suo confrontarsi con il mondo e con la vita, ordinato e programmato, come la matita assume un nuovo significato …
Per i colori di cui si è circondato …

Per il modo in cui ha dominato la natura sfuggente dell’acqua e, in qualche modo, della Vita.

Un posto dove il cielo si guarda solo di domenica

Con la testa dritta, unica inclinazione gradita a 45 gradi.
Lavoratore o semplice frequentatore della società, guardi
dritto, davanti … in basso … a lato … in basso … guardi.

Con la testa ferma, unico moto gradito a 360 gradi.
Vortice ordinato di informazioni o meri adempimenti, vedi
senza notare, davanti … in basso … a lato … in basso vedi.

Con gli occhi vibranti, unico bagliore gradito a plurimi pixel
Danze di pensieri od aspirazioni, da impilare, cataloghi
senza comprendere, davanti … in basso … a lato … in basso cataloghi.


Il cielo si stanca di stupirti … 

giovedì 9 maggio 2013

Dialogo ipotetico tra me ed un vero eroe (con un po' di sana ironia)


Me: Ciao Peppino

Eroe: Ciao vecio.
Me: Ah ciò, parli anche veneto?
Eroe: Qualcosa, improvviso! Qui ho trovato Papa Luciani e, seppur con storie e scuole di pensiero diverse, un paio di vedute comuni ce l'abbiamo.
Me: Grandissimi. Ma ascolta Peppino, Toro Seduto l'hai visto dal piano superiore?
Eroe: hahaha. Allora quello con la piuma in testa scarrozza da queste parti con il suo cavallo e seguita a cercare un certo Nuvola Rossa. Per un secondo pensavo ce l'avesse con me hahaha.
Me: hahaha fenomeno! No mi riferivo a quell'altro.
Eroe: ah quello. No, non l'ho visto ovviamente ma mi hanno detto che al piano di sotto ha trovato un sacco di amici. Costruiscono aeroporti anche qua non so se per scappare o rendere più confortevoli gli arrivi ...
Me: a proposito di arrivi ...
Eroe: dimmi ...
Me: si sa che fine a fatto quello con gli occhiali? Dovrebbe essere giunto due giorni fa.
Eroe: E' in tribunale.
Me: ancora? ma c'è anche li?
Eroe: eh cosa vuoi, qui l'unica roba che non manca è il tempo ... Non abbiamo prescrizioni varie e le cose possiamo discutercele con calma.
Me: ah ottimo.
Eroe: eh si.
Me: ascolta Peppino, la fai ancora la radio li?
Eroe: certo, ci do dentro compare.
Me: mitico
Eroe: dovreste sentirla anche voi, c'ho anche la versione on-line adesso. Cerca: "rendetevi conto che siete persone libere, soprattutto di pensare, ed agite di conseguenza".
Me: ok. ci guardo
Eroe: vedi se riesci. Ogni tanto salta il segnale o, molto spesso, lo criptano.
Me: grazie Peppino. Ciao allora
Eroe: ciao compare.

mercoledì 20 marzo 2013

La campana immobile

Ed ella attende, sospesa in una nicchia
dall'apparenza pagana ed un velo di boria
in un ergersi stentoreo senza fine.

Il simbolo ch'ella celebra s'ammanta di cortine
per rifuggire il frastuono e l'ampolloso collezionare della storia,
perdono per il proprio peccato e colpa meritevole d'espiazione
qual frutti ipotetici d'un arso arbusto che s'avviticchia.

Ed ella attende, sospesa in una nicchia
dando forma ad un richiamo - ritualita' antica
avendone dimenticato il suono e, forse, il senso.

Ed ella conscia della sua natura, di fatto ipotetica,
qual viaggio di pensiero e non d'anima,
suona nel solo riverbero delle menti,
la campana immobile



martedì 5 febbraio 2013

Apparente cautela

Me ne vado ...
Me ne vado per davvero ...

Suppongo che lanciarmi lungo il cammino di Santiago
o scivolare con la mente lungo le coste dell'Indonesia,
possa avere la medesima utilità di un'astensione dal voto.

Piovano schede bianche come in un paradosso di Saramago,
s'agghindino le scarpe di terra e vissuto prima d'una adeguata pulizia,
sepoltura profumata e rispettoso al crepuscolo del tempo.

Me ne vado ...
Me ne vado per davvero ...