giovedì 10 luglio 2014

Biassanot per languor di stelle

[Domanda che una serie di me stessi farebbero a me stesso]

Perché ignorare la notte in un'osteria deserta,
con un bicchiere appena oscurato dal purpureo
scivolare dell'ultima goccia di rossaccio asperta
da una brocca chiesta senza istinto, con solo un plumbeo
cenno nel vagare dei pensieri [di là] oltre un immediato governare le increspature del domani;
assenso nel prender atto [di qua] del mareggiare della vita così cocciutamente ignara degli scogli
di convinzioni senza motivazioni,
di un'ideologia senza idee,
del cinismo senza esperienza,
del sonno senza sogni.

[Risposta che un me stesso darebbe per amor di verità]

Perché chi addenta la notte, lo fa ...
perché il giorno e tutti quelli che lo vivono, lo percorrono, lo intersecano, non lo vogliono di mezzo.

Perché chi mangia la notte, lo fa ...
perché di notte sembra sempre che tu possa imbastire qualcosa di più [di là]

[Risposta che un me stesso darebbe per amor di poesia]

Perché chi addenta la notte, lo fa ...
perché il giorno e tutti quelli che lo vivono, lo percorrono, lo intersecano, son convinti di banchettare ma s'abbuffano di vento e suoni

Perché chi mangia la notte, lo fa ...
perché di notte sembra sempre che qualcuno, qualcosa, (forse) Quello [di là o di qua] ti ascolti un pelo di più.

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