lunedì 3 ottobre 2011

La piccola Mia nuda nel silenzio inesistente

Stormi di candida pace
dall'affabbulante frullare
d'ali d'addio

Volto gentile
d'alba di Novecento
con un velo di labbra
vermiglie
fonte di disio
abbandonato
pallido ed
assorto

Una corona di piume
ch'accarezzano
capelli in vortici di melanconia
e cingono
tenui spalle
d'orizzonti di verdi cangianti
in piccoli tocchi
melensi
avvinti ad un'indaco triste
lagrima di mondo

Cantavi un amore
in ardere soffuso
in bacio di rugiada

Le voci degli amanti
odoran di nenia d'un canto votivo

Il tenero abbraccio del mattino
suona come il lento avviticchiarsi d'un glicine aulente

L'abbandono alla passio
indistinta dalla propria passione
si lascia rimirar come soffice fruscio d'un talamo d'erba di montagna

I corpi degli amanti
qual flutti mansueti
fanno assegnamento
sulla loro baia di gioia

Ma qual sventura
per te piccola,
fosti il loro Giona

Quella tempesta attorno
ti parve figlia tua

In realtà Io
credo
nonostante il gramo tuo persuaderti,
figlia del cielo,
tu non fosti come Lui
profeta minore

Il tuo peregrinar nel mondo
non fu vile quanto il Suo
non rifiutasti
non scappasti
non t'addormentasti

Urlasti all'Altro
con melodie d'eroe
il tuo splendido Amore
la tua Verità d'ambrosia e veleno

Voglio pensare
che un buon Dio,
t'abbia riservato un loco migliore
dell'antro d'una balena

Da fioca luce di lume a tarda notte
ti vedo riardere di luce d'infinito

La tua voce
suona anche ora
nelle mie orecchie
in questa dormiente assoluta quiete
di silenzio inesistente.

(a Mia Martini)

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