Licenze poetiche eccessive,
pretese infondate,
distillare poesia da ogni legittimo pretesto
d’un tempo presente
fratellastro di passato
qual ingombrante vacuo simulacro,
eredità in menti
nullatenenti
Pretese rinnovate,
poeti scultori
poeti atleti
poeti musici
speculo su un sovvertimento dell’ordine
immagino un’esistenza dapprima musicata
cadenzata in pittura
recintata in poesie,
Per rimirar poi l’attore umano
seguir versi e note
come i libri sacri,
i vuoti recipienti di immagini luminescenti,
gli stili di vita o le correnti sociologiche
politiche
filosofiche
artistiche
precipitate e sussunte in drappi
abiti di colori
paltò in piume in sorella di benzine
Cambierebbero le vite ovvero le poesie?
Il poeta,
lasciate idolatrate torri d’avorio grigio
lande di chiassoso abbandono
deserti in brulichio d’esperienze ed incontri,
soddisferebbe l’utopia platonica,
indirizzerebbe l’uomo alla scoperta della Sua verità?
L’uomo,
gradirebbe quell’indirizzo
o scalcerebbe
pretendendo la sua Libertà
da quei lacciuoli inesistenti
in seta d’illusione?
Vorrebbe amare come i giovani di Prevert
danzare in fuoco di girandole con Bukowsky
sfidare con lama di piuma intinta di china
quell’alba strazio di notturni
in gelsomini e Chopin?
Non credo
Quella fiamma sarebbe soffocata
dal drappo dell’ovvia conclusione.
della immediata premonizione
benedetta pochi versi più in là
d’un quieto spannung
Allora, vorrebbe egli abbeverarsi
alla fonte dell’erudizione di vita
concepire un’alternativa
senza calpestarla con stivali da 1000 leghe
di supposta esperienza
in realtà scienza d’ignorante
nolontà all’ascolto dell’Altro?
Non credo
Riservo ai miei miti,
i veri Poeti,
la feconda distruzione
d’ogni paradossale atteggiamento dell’Uomo
nella ferma convinzione che con tal critica
essi non esprimano distacco
repulsione, psicopatia
per l’umano sentire.
Quanto un fine percepire il Vero
oltre il velo,
ed un griffare i limiti tutti
per graffiare i difetti tutti.
(Ad Erasmo, in tributo alla sua lungimirante follia)
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