lunedì 10 ottobre 2011

Giganti di cemento angeli d'occhi socchiusi per Non Io e Lei

Morfeo
accartoccia nenie
in cristallo infranto
Comodi giacili
in aspre polverose mulattiere
Fresco Zefiro
in sibili angustiati


Sogni tardano a giungere
rimestatisi
affiorano
troppo madidi di vissuto


Pensieri in cavalli argentei
rallentano
sul pantano del campo
di battaglia
nella propria Sterling di giornata


Zoccoli affossati
sottraggono leggerezza alle stesse membra


Ecco dunque
l'ingegno innocente di bambino


Serrato il sipario delle palpebre
e offuscato il cinematografo
di un cervello
mai così vile,
appaiono dapprima
poche infruttuose lucciole
poi miriadi d'innocenti lumini,
s'aggrottano in textures
sempre più fitte


D'un tratto
quella mescolanza intricata
genera figure
d'interpretazione ondivaga
come nembi nella volta d'Atlante


L'ultima di particolar suggestione
riapre il sipario
e riavvia il ruvido balbettio
del cinematografo


Non Io e lei
soli, immersi nella moltitudine
disordinata
della città


Occhi rapiti
in cenere di cometa


Un buon Dio
dona loro
piogga in rugiada
ch'accarezza
i duri volti degli edifici
con mano di vento
ammansendoli
levigandoli


a quel punto
Essi
aprono per Non Io e Lei
quei mille occhi
socchiusi


lasciano che il vento
suoni la loro canzone
scivolando quieto
su quei tasti gocciolanti


Essi nascondono la loro immensità
al guardo
di Non Io
dentro il mare di noce
degli occhi di Lei


Essi
custodiscono
il ferroso lamento del tram
e lo riconsegnano a Lei
come ticchettio
per sottrarsi,
il tempo d'un vol di luce,
all'abbraccio di Non Io:
Restituirsi
canta meravigliosamente,
sublima
l'astrale dolcezza
di Darsi


Quando la pioggia
ricorda ai ragazzi
la tremula essenza
delle nubi
Essi
aprono il loro cuore
fiorito
dietro quel portale di cavalieri
vele e portici d'ellissi
son foreste e colline


La stanza di Boheme
di Lei
poche strisce di cielo
più su,
l'affanno mescolato
alla gioia dell'abbandono
gli abbracci più interi
le membra più vicine


sino all'entrata di casa


Di qui
paesaggio è perfezione
questa sommaria
notturna
stenotipia
non può, non vuole
abbozzar l'affresco.


E' cimento di Maestri


Finisce la favola di Non Io e Lei
dilatate le palpebre
il brontolio del giorno ch'arriva
richiama il corpo
al suo riposo

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