giovedì 6 ottobre 2011

Il frutto di Newton e l'eroe [Farewell Steve]

Simbolo di passione,
dissacrante,
ardente
presenza costante
per anime
demiurghe d'un mondo nuovo


Adamo,
per primo,
cadde nel fascino geniale
di quell'amenità
e gettò l'umanità
fuori da quell'ampolla
di beatitudine
Eden eterno
Natura incontaminata
ove dolore non v'era
e l'immortalità
retrocedeva
le grandi domande della vita
a nembi impalabili


Con quello sgarbo
un Dio punitore
consegnò la mortalità
il dolore
il rimorso ma
assieme a tali cavalieri
d'apocalisse d'animo
regalò anche
l'immarciscente attaccamento
ad ogni singola stilla di tempo
che cola lenta
sulle pareti della storia
che lava
e ridipinge
con detriti e ciottoli di vita


Sir Isaac dipinto sotto un albero
avvertì nella semplicità
di una scenetta da commedia
il salto nel vuoto del
mondo conoscendo
lasciando all'anime
abitanti il mondo conosciuto
l'ardua impresa di
rincorrere la sua cometa di pensieri
decifrare le mille tinte
del prisma incantato della sua mente
luce così brillantemente
bianca


L'Eroe,
come ogni mito degno
di memorie,
non approcciò il mondo con il gladio
del vincente
- illustre sconfitto
dall'affilata damocliana
obbligazione di vittoria -


la gaiezza di un genio ribelle
estro letterario
appllicato a regolari flussi di elettroni


cimento di poeta
in pixel di lucciole pulsanti


bontà di scultore
su cera di mondo
melensa
su tavolette d'ardesia
e nero ebano di Vulcano


ardire di filosofo
tanto di guadagnar il rispetto d'Erasmo
in un si dolce elogio della follia


biascicar di grande attore
nel ritrarre l'affamata bramosia
la generosa avidità
la preziosa consapevolezza
del sognatore


Farewell Steve
grazie per aver reso questo mondo migliore

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