Molti fiumi di giorni or sono
un filosofo illuminato
doceva con gioia la sua gente,
bischerava la vanità del suo sovrano
con vernacolo erudito.
Lo dipinse nudo,
imbacuccato com’era,
avvinto
nel suo abito di boria
Se un simil - poeta raccontasse il giardino dell’oggi narrerebbe
di fiumi di tempo ormai fluiti
e d’un nuovo paradosso
altrettanto ilare
Un volgo di saggia ignoranza
or vegge un sovrano
che sublima il proprio ego
proprio nell’ostentazione della sua nudità
Donne e Uomini nel borgo,
lasciati fluire questi copiosi effluvi di tempo,
si scrutano con curiosità
e s’avvedono
dell’ancestrale bellezza della Loro
nudità,
una nuova povertà,
di spirito e per molti d’oboli,
li ha denudati
Non più ammansiti in quelle generose vesti
percepiscono la dolce quanto fredda rugiada dei loro dubbi
attorno veggono insulae ardenti,
antichi vessilli e monumenti cadere
mentre Penati misericordiosi li rimirano
in un abbraccio di sguardi
Un tale
scagliando il suo sguardo oltre il fumo del fuoco
dissipa una nebbia d’oblio
e sbraita
<< Il re è vestito ! >>
Egli dalla sommità del suo podio,
accerchiato dalla Sua società
di satiri,
ninfe,
dei pagani
e coppieri indaffarati
con quegli otri d’arroganza,
con quegli otri d’arroganza,
ha oramai abbandonato la sua lira
Si sporge sbigottito,
avverte dapprima la brezza gradevole
delle risa
poi lo Zefiro delle grasse risate
la tormenta dei pamphlet più mordaci
sino all’insostenibile tempesta
delle pie urla di scherno
che s’alzano
dal borgo in fiamme
Toccandosi il petto
Egli
sfiora con mani di follia
il bordo della sua veste,
la pallida pietra dei bottoni,
l’aggrottato versante delle cuciture
il bustrofedico estro della cinta
il tenero abbraccio del cappuccio
Indossa un saio di perdizione
una tonaca d’empietà
un kippa di velleità
un burka di menzogne
mentre avanti a lui
una nuova generazione di fiori di vita
punteggia l’oceano del cielo
di stelle di speranza
Nessun commento:
Posta un commento