il poeta raccontava:
il sovrano di Babilonia,
gaudente satiro di Persia,
fece edificare il labirinto
più arduo,
inespugnabile,
elaborato,
intellegibile
del pio mondo antico
quand'ecco c'accolse alla sua corte
il re d'Arabia e
per schernirlo
per voluttà
brama
ardimento
lo fece vagare per giorni in quei meandri d'artifizio
Scale, corridoi
come vicoli astiosi di Bisanzio
Salite e clivi degni
del più sommo
intra fiorentini
l'Arabo perse la via
ma al fine ne uscì orgoglioso
del suo ingegno
quantomeno rattrappito
nel costernato godimento
della sua auctoritas
Egli, re d'Arabia,
al suo ritorno
ordinò di costituire il più grande esercito di quel pio mondo antico
e annichilì il re di Babilonia
con gli strali della furia della genti berbere
fu allora che il re d'Arabia
raccolse il re di Babilonia
come suo prigionerio
e decise d'accompagnarlo nel Suo
Labirinto
per giorni e mesi vagò
nel deserto
tra le perdute genti
sino alle sabbie immortali
dove abbandonatolo gli disse
"a te che osasti tanto, ecco il mio Labirinto
il re di Babilonia ivi perì
in quel deserto scorgo la vita
arsa
demoniacamente bella
le scelte son vascelli fantasma
Olandesi volanti
corsari di ventura
s'han da cogliere come il gelsomino nelle notti d'ardore
belle e fallaci come farfalle del disio
ratte e sfuggenti come folgori
che dipingono il cielo
d'un sole fugace
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