Rossi indumenti
a delicato contorno d'un borbottio
di pietre d'ocra assolato
affiggono drappi di disegni rupestri.
Entrato nel caffé
m'assale una sindrome composta,
un pacifico assedio d'arte
dal profumo di poesie
dall'odore di vapore e carbone.
Facce disegnate da mustacchi torniti
smicciano me, astante turbato,
il loro slancio frenato dal tempo,
la loro esaltazione di pagana ortodossia
m'incanta come in un sogno
in prossimità del risveglio.
Esco per rientrare in questo museo aperto,
abbagliante nelle fioche luci del tramonto
Torno a respirare ispirazione
ad annegare laghi dubbiosi nelle colline
a trovar certezze in insoluti quesiti.
[veduta di Firenze in uscita dal caffé delle Giubbe Rosse]
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