Un frammento d’ora,
miserevole accozzaglia di 60 cilindrici minuti,
un’ora,
costipata celebrazione d’idee appoggiate come foglie sulla corrente,
un’ora,
sottratta al tempo,
scoglio ondivago indossato mo’ cimiero di retto oceano tempestoso
un’ora,
morsa alla pagina
amore – passione eterna in virgolettati di lucciole pulsanti
un’ora,
vile impresa d’eroe
“dannazione ognuno ha bisogno d’un eroe” – ognuno possiede bramosamente un eroe
Un’ora,
mentre fuori è 1 ora dopo le streghe, a cui si accalcano 16 rutilanti minuti
qui dentro,
li dentro
NON ESISTE IL TEMPO
Un’ora,
per stridere l’ammantata perfezione della pagina
con polpastrello intriso di china,
l’alone sulfureo mi consegna dipinti d’ansiosa libertà,
Un’ora,
per redigere una recensione di quel pessimo capolavoro,
avvedermi dell’inversione totale delle cronache di Dorian.
L’ossimoro acquista esiziale coerenza di pace,
le mie poesie,
il mio ritratto
bello della sua bruttezza oggettiva,
raccapricciante nella sua costernata perfezione soggettiva,
resta intonso al trottare dei cavalieri delle nefandezze
come il Mio cuore.
Un’ora,
per erigere invalicabili mura di respiro nel mio cervello,
sono tanti i Non Io,
sterminati i Me Stesso che lo affollano di vacuità.
Il petrolio delle “anime belle”
galleggia minaccioso sul lago del mio spirito,
lo scanso conscio che il fastidio che percepisco
richiama la sola collosa mobilità,
avvinta al mio tentativo di pesca.
Petrolio
in frizzi di saltimbanchi sciancati
in sberleffi di clown disperati
in motti di spiriti perduti
in ciglia aggrottate su volti levigati d’inespressivo, incipriato pallore
in burle di buffoni, attori di uno stantio cliché
Solo un’ora,
per addentare ancora la pagina
per sorridere di nuovo alla bellezza di perla
custodita nel fondale di questo mondo.
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