Pagine in clorofilla
s’adagiano in danza di vento,
respiro d’autunno mai giunto
sospiro d’un Dio dubbioso
anelito di nembi cerulei,
sul suolo d’ardesia di Babilonia
Maghi in seta
perseverano nel loro gridar soffuso,
scalpita il cuoio de’ loro calzari
sull’ardesia abbracciata
avvinta ai papiri
Narrano
d’una Natura,
non più elegante garbata spettatrice,
ma com’Era irata strazia in raffiche di lacrime
la Lagrimosa nazione d’eroi ed esploratori.
Si respirano tempi d’eroica turpitudine
Ravel intona boleri di mutevolezza
mentre nuovi Int’illimani
soggiacciono alla libertà del nuovo pluebo.
La pia utopia, data per corpo morto caduto,
culla un nuovo archetipo
Lo chiamavan proletariato
Terzo stato
marciava in schiera compatta per egoistici diritti d’eguaglianza
Babilonia ci consegna un nuovo egualitarismo
raggiunto per la sola arroganza, insita,
nella bramosia di continuar la Salita
Giovani, amici tutti,
i papiri in quel circondotto salto d’acrobata
aizzano l’Urlo
Siamo un sognitariato!
Non accarezziamo l’amore di cristallo
di giovani speranze in corpi d’infanti,
ciò c’arricchiva i poveri delle Prime Rivoluzioni
si lascia solo smicciare
dagli Amori che ci impongono di vivere
Amori
in distante assuefazione
limitata eternità
balbuziente eloquio
intermittente fulgore
brulicante deserto d’anime
Nuovi poveri munifici
in abbraccio d’amante col Vostro futuro
sussurrate lui la Vostra idea
il Vostro sogno
lo custodirà in ali d’angelo
in spazi infiniti di vita vera
a Noi solo la gioia
di sorridere per davvero
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