martedì 29 novembre 2011

La compostezza di vento del Duca Agricoltore

Gementi giornate d'inverno inflessibile
scintillano nel Murano machiavellico dei fiocchi,
neve grigiastra va ammansendosi
nel tangere il plumbeo carezzar della nebbia;


In nobile profilo dell'antica villa,
cornice rosata ad un Van Gogh appuntito,
tracciato di candide bocche voraci,
imbadisce miseri tavolati nodosi
con la levigata corteccia dei legumi,
fratelli dormienti su quel letto
d'ocra in granturco lavorato;


Le barchesse germinano in arti scheletrici
dal rosato corpo della villa,
il Duca Agricoltore doma con ratto
movimento di braccia, fiero mulinar di polsi,
belve feroci, enormi
di motori rombanti;


Le accomoda in disceso collimante ordine
all'ombra della magnolia,
Ella, pia madre della villa
La cura,
avvolta nell'abito di matriarca del suo fusto fiero
colonna eterna
agghindata da Cerere con racemi smeraldo
del dolce privilegio di dorata primavera;


Il Duca Agricoltore appoggia sulle spalle
pesante iuta dal collo abraso,
misera cornucopia di sementi
di paesi lontani;


Composto nel panneggio imperfetto
della candida veste, sottesa
in fine cinta, vitreo richiamo
alla sottile linea, perfetta, della cravatta;


Sembra non fatichi,
Sembra stia docendo letteratura,
Sembra si prenda cura del nipote
ad ogni andata, sobbalzante di sollievo
ad ogni ritorno, chino su quel peso
ad ogni gentile indicazione
per il geniale, illitterato, compagno di fatiche


Per il bambino è un eroe,
Per il paese è un esempio,
Per il mondo è un brav'uomo,
Per Me è un Duca:


"esare Siori non vol dire avere i schei,
          esare Siori vol dire non avere paroni,
                   esare Siori vol dire essarlo dentro ala to testa - al to cuore"


[Ciao Nonno]

giovedì 24 novembre 2011

Il Conte drammaturgo salpa con il veliero del Globe Theatre

Il Conte drammaturgo,
accovacciato nell'angusta grotta di selce
profonda crepa del velo di Maya,
la leviga con canti silenti d'apostrofi
l'accarezza con la soffice sommità dello stilo
la ferisce d'amore con il diamante dell'elegante piuma 

Il Conte drammaturgo
scivola nelle lande delle imploranti genti
biascica gli eterni lampi della sua poesia
mentre un volgo in madidi stracci
espugna la propria anima dal sudiciume che l'ammorba
contemplando le gesta degli eroi,
amanti in vita di tele pinte
in aggroggate distese di pace

Il Conte drammaturgo,
vinto trionfatore,
intaglia il cammino nella vita a cammeo della sua poesia.

Raggiunge vette di vissuto
mentre appaga il cuore nel baratro della perfezione.

Visita mondi rinchiuso nella Torre,
solleva monti intingendo il vello dell'angelo nella china,
soffia sulla storia nel suo cortese accarezzare le pagine della pergamena,
striscia sul terreno nell'aleggiare distaccato dei suoi passi,
bacia la sua donna con il dolce strale,
sguardo secreto dai suoi zaffiri
incastonati nell'oro del suo intelletto;

Danza nel tripudio d'una gioia non sua,
Sir William fu un'icona
lui, la profumata tempera
che rese Oro la lamina d'un lucente metallo
di parole sole.

mercoledì 23 novembre 2011

"Marmellade of stars for me!" told the Ancient Mariner of Time

Flowing - Founding - Flashing
desert in stormy weather of consciousness
the Ancient Mariner of Time slammed the door of destiny
barking at the old Chancellor of the Ministry of Experience

He harvested his wooden voice twice,
and gently remembered the world
his Truth inlaid in gentle marmellade of stars:

<< Panta rei suggests in charms his Majesty Eraclitus

Tempus fugit spoke up Virgilius
crawling in the peace
of his emerald lands

Be pleased of your life, no certainty hides behind tomorrow
advised his honour De’Medici,
whistling his heathen poetry
in a shining Westminster of damnation

Monsieur Sartre,
admiring the infinity hidden in a while,
curiously observed:
“Time  is too wide. They tried to full it, but He does not want to be filled. Everything you through in it just decay and disappear”>>.

The Ancient Mariner of Time
brought the new portrait of future
to the kind carelessness of humans.

He, the man who sailed the seven seas,
He, the man who smiled at the death of the Sun in the Isthmus
He, the man who yelled at the Destiny at the chasm of the World
He, the man who frightened the Ancient gods with the soft thunder of his inquisitiveness
He, the man who ruled his world from the prison of his soul

The Ancient Mariner of Time whistled its Truth,
drawing away the curtains of Karma.

<< Time, beloved enemies,
it is not a killing desert with marble oasis of memories,
it is not a storm in the bloody ocean,
it is not a furious river in its inundation of thoughts

Time is a gentle elderly grandfather
smoking his pipe and sipping his life,
snorting smoke in clouds,
sweetly watching at his nephew.

The little boy runs towards that little garden,
for him
it is a jungle of adventures:
every little hill would look like giant Everest of life,
every little stone would weight like thousand of doubts,
every run would be a marathon,
every fall would be a somber jump in the dark,
every stick of wood leaned one to the other would be a castle
every young lady would be his Beatrix
every love in arms would be his Big Bang in Universe of thoughts
The Ancient Mariner moved out,
and before slamming the door,
played his violin to the old Chancellor of Experience:

If the little boy keeps its dreams in the cathedral of his life
he will sit next to the holy grandfather
watching the portrait of his world
shining on the treasure of wisdom.

martedì 22 novembre 2011

La Babilonia delle sete squadrate: Dorian mesce rivoli nel tempo

Un frammento d’ora,
miserevole accozzaglia di 60 cilindrici minuti,
un’ora,
costipata celebrazione d’idee appoggiate come foglie sulla corrente,
un’ora,
sottratta al tempo,
scoglio ondivago indossato mo’ cimiero di retto oceano tempestoso
un’ora,
morsa alla pagina
amore – passione eterna in virgolettati di lucciole pulsanti
un’ora,
vile impresa d’eroe
dannazione ognuno ha bisogno d’un eroe” – ognuno possiede bramosamente un eroe

Un’ora,
mentre fuori è 1 ora dopo le streghe, a cui si accalcano 16 rutilanti minuti
qui dentro,
li dentro
NON ESISTE IL TEMPO

Un’ora,
per stridere l’ammantata perfezione della pagina
con polpastrello intriso di china,
l’alone sulfureo mi consegna dipinti d’ansiosa libertà,
Un’ora,
per redigere una recensione di quel pessimo capolavoro,
avvedermi dell’inversione totale delle cronache di Dorian.
L’ossimoro acquista esiziale coerenza di pace,
le mie poesie,
il mio ritratto
bello della sua bruttezza oggettiva,
raccapricciante nella sua costernata perfezione soggettiva,
resta intonso al trottare dei cavalieri delle nefandezze
come il Mio cuore.

Un’ora,
per erigere invalicabili mura di respiro nel mio cervello,
sono tanti i Non Io,
sterminati i Me Stesso che lo affollano di vacuità.
Il petrolio delle “anime belle”
galleggia minaccioso sul lago del mio spirito,
lo scanso conscio che il fastidio che percepisco
richiama la sola collosa mobilità,
avvinta al mio tentativo di pesca.

Petrolio
in frizzi di saltimbanchi sciancati
in sberleffi di clown disperati
in motti di spiriti perduti
in ciglia aggrottate su volti levigati d’inespressivo, incipriato pallore
in burle di buffoni, attori di uno stantio cliché

Solo un’ora,
per addentare ancora la pagina
per sorridere di nuovo alla bellezza di perla
custodita nel fondale di questo mondo.  

La mia Irlanda nei fiumi: Girardengo e il Ponte delle Streghe

Pomeriggio immerso in una domenica lenta,
crogiolo di poesia assorta,
abbarbicata su sapori ed odori di passato


La mia terra scorre piana
propaggine perfetta dell'orizzonte,
mansueta compagna del cielo
pellegrino omaggiante in un plumbeo sorriso di nembi


La mia terra pulsa silente infreddolita
avvolta in un drappo di nebbia damascata,
balze, merletti e pizzi si rinnovano nel timoroso ergersi dei pioppi,
nero scheletro d'Odino 
sublime altare pel verde privilegio primaverile


La mia terra scrive le sue poesie in paesaggi,
li tratteggia in fiumi d'acqua e ghiaia,
essi raccontano tante Guernica vissute in squadrate alcove di campi e casolari:
teatri per il raffinato faticare del lavoro
basiliche per il consacrato amore alla famiglia,
tabernacoli di poesie rimate in vissuto,
colossei per silenziosi riscatti sociali.


Passeggio con mio padre,
misurando i passi in rispettoso ossequio,
la carreggiata cigola diritta
nel suo moderato ondeggiare verso il Po.


E' scenario degno di cinegiornali d'eroiche imprese,
Girardengo ertosi, condottiero dei pedali
mulina le gambe come i fattori sulle rive del pio Eridano,
solleva polvere e scaglia fatica come gli agricoltori delle basiliche,
stacca il gruppo e regala sogni come le menti e i cuori raccolti tra i due fiumi.

Il campionissimo varca fiero il Ponte delle Streghe,
gaudente nella passione di vino rubicondo
certamen di dei dimenticati
amore di vite pulsanti,
corre in un infinito d'attimi
araba fenice di ricordi.

giovedì 17 novembre 2011

The Cantos of Prejudice: Let them come back [please confute me]

Ticking old clocks, imperiously Tackling minds;
ancient bombs, as forgotten heathen relics,
hide their megatons in jars,
for no more flashing Mushrooms - deadly cream in Our air,
for no more crazy aeroplanes in comets wounding the sky,
for no more Strangers praying their God with prayers of blood,
for no more diseases for human chickens

WE do not need bombs - No more, THEY told us
WE do not need to fear someone else – No more, THEY told us
WE do not need to hear Jerusalem bells,
yelling from the straight, turned on a lathe, horizon – No more, THEY told us

THEY do not need bombs – THEY have others
THEY do not need to fear us from someone ELSE - THEY are fearing US from US
THEY do not need to yell Jerusalem bells – THEY just need gentle calm marble words,
whistled in thunders by a new Farinata degli Uberti in tie.

Money on money trills on the dark grass, surface of the streets,
green fields, cuddled into plastic embraces
Marias in indigo stoles, packed in smoky shrines in abandoned museums ...
the crazy Poet of wisdom used to pontificate:
With Usura

hath no man a painted paradise on his church wall
harpes et luthes
or where virgin receiveth message
and halo projects from incision”

Let them come back in their giant of diagrams of shining diamonds
Let them come back in their silky stoles
Let them come back waving the new-ancient heathen brochard “1000 nothing more than 1000”
Let them come back, praying for their help
Let them come back and offer the best of your knowledge, history, art, time and work

Do not fight - hate - destroy, just sit back and watch in silence the calm storm of Your mind
[thank you Mr. Pound]

martedì 15 novembre 2011

Silver tears in Babylon: Merlin the Wizard poetry in a night of fireworks

Merlin the Wizard gently weeps His sweet Morgan,
she cries silver tears of art
while a blind phantom of light,
chasing the stars for a breath of wisdom,
dresses the night with his milky river of sadness

Merlin the Wizard howls poems of brotherhood,
he blends consciousness and dreams in castles
of marble words inlaid in smooth fields of love.

Merlin the Wizard caresses with embraces of sights,
his splintered voice erodes prejudices,
his splintered voice bewitches souls,
his splintered voice gently recommends your Eyes …

She persuades them To cream
the light of their Blue in diamonds
with the paper stage of a Victorian theatre,
house of sir William and his hearts flying in love of swallows

She persuades them To cream
the deep of the chasm in their Black     
with the encouraging Universe
somber gentle father of the stars

She persuades them To cream
the fascinating storm in their Brown
with the elderly magnificent cupola
tailored in the emerald and opal of Sherwood

When you can fall for chains of silver you can fall for chains of gold
You can fall for pretty strangers and the promises they hold
You promised me everything you promised me thick and thin yeah
Now just say oh Romeo yeah you know I used to have a scene with him

Take your scene, play your role in the freedom of your mind.

sabato 12 novembre 2011

La Babilonia delle sete squadrate: il brullo ardore del disio Notturno

Ghirlande in neon dorato
borbottano sogni di fine ovatta
Milano bella di adamantio
frigge di passione in chiasmi di fochi spenti

Malaugurata biascicata passione
in racemi danzanti di cobalto
tabacco,
libagioni in nembi

Atmosfere lilla in toni cangianti
barluccicano fioche verità in armature di perdizione,
consesso in alterchi di Dei irati

Ardite riprese in grandangolo
fotografano regine peripatetiche
avvolte in dolci scialli,
ritmici abbracci lanosi
di sete d’Oriente, ondivago
prossimo - distante bisticcio di civiltà lontane

Nausea d’odori speziati
delicati aromi in festoni
perseguitano con magli d’ardimento
cuori ed anime

LIBERTA'

Grandi fatti per liberi schiavi di un nuovo,
ancestrale, antico padrone
DANARO

Stili spezzati
per amanuensi cieci
brancicanti alla ricerca di vetuste verità
intarsiate in mura di mostro

Obiettivi untuosi
sdrucciolevoli colli di crema marmorea, scavano …
mentre passeri intonano carmi salati
in fulgore di stelle riarse d’infinito imbottigliato
presso tempi, teche – bare di vissuto ovvio;

Brilla con me città deserta assorta,
figurante protagonista d’un Macbeth di seppie,
filtro di golfo riottoso,
macerie d’anfiteatri gremiti,
scherzo – giuoco in irreprensibili Omelie,
figlia d’un tempo vano
prezioso rubino per un vecchio sole cadente.

giovedì 10 novembre 2011

La Babilonia delle sete squadrate: Il Claire de Lune dei lampioni e la poetessa

Debussy tintinna nel padiglione,
il passo ammirato s'arresta e riparte
in una mistura venefica di sorpresa e torpore

La strada, frantumata dalla delicata bruma,
si lascia soggiogare da un manto spumoso
di cinereo candore

Tracotanti fiaccole borbottano bagliori,
s'ergono e rimirano, appollaiate su rami di ferro chino
ch'aude lo scricchiolio dei miei piedi sulla strada

Solo
mai così intimamente vicino al Mondo:

chi bisbiglia sogni sotto coperte di stagno,
chi, con gesto ratto, fa gracchiare una tapparella in lontananza

chi, disegnatrice di linee rette, suggerisce gentile il vorticoso poetare d'Isabella,
chi, campionessa del futuro, voltato il capo, raccoglie sognante la sua odierna felicità;

chi, distesa la fronte aggrottata, sorseggia mirtillo e traccia ponti verso loci lontani,
chi, sorriso alla vita ed all’amore, continua a farlo incosciente quanto fiero di quella ferita;

chi, mantecato il consommé della giornata, s’accovaccia su un buon libro;
chi, brancicante nella luce di tungsteno del dì,
danza nudo di sofismi nella notte del canto;

chi, specchia la sua immagine in un bicchiere,
quasi a volerla annegare nel passato d’opale del luppolo;
chi volteggia nella sua criniera di sogni, madido di speranze in rugiada;

chi intona epici canti di vittoria in dobloni,
bramando in sé un monte e del buon vino;
chi cataloga fotografie di sanguigno vissuto, in cantine inaccessibili

A me stesso, che efflata una lingua di quella cinerea bruma,
scaglio una cometa in uno schioccar di dita
ed Ella s’adagia sulla nera strada
ricomponendone il lucente sonno di cristallo.

martedì 8 novembre 2011

Bivacchi di pensiero lungo il monte delle verità sussurate da mio padre

Non v'è soffio più leggero della penna
dal delicato vissuto mescolato nella lattea china

Non v'è scoscesa più ripida
del clivo di canto d'una parola

Non v'è foco più ardente
del librare immagini di pergamena
nel cantico d'innamorate creature

Non v'è rivoltella più letale
d'una vecchia e stanca Colt
scarica
il cui vuoto gracidar del tamburo
rulla l'amara vociante empietà del sommo egoismo

Non v'è curiosità più lacerante del dubbio
intriso nell'assolata piana dal ritmico spondeo,
Notturno della propria sopravvivenza quotidiana

Non v'è bagliore più accecante della sorda tenebra,
astante il fragoroso silenzio 
d'ascolto del proprio pensiero

Non v'è uomo più sedentario del ramingo,
costantemente in viaggio scorre
sinuoso sul fiume,
rivolo impetuoso dei Suoi desideri,
in realtà costante prigioniero d'un Non Luogo 
indefinibile:
"abitudine - lassismo - pigrizia - stacco - posa - spocchia - isolamento 
- ingordigia di vita - abbandono distaccato"

Non v'è poetica delle persone più umana e tangibile  
della poetica dei grandi fatti

Cowboy da cortile
Palombaro da bicchiere
Astronauta da terrazzo
scopro verità immense sotto teche di cristallo

[Grazie papà]

venerdì 4 novembre 2011

La Babilonia delle sete squadrate: la Pioggia dei verdi papiri del Sognitariato

Pagine in clorofilla
s’adagiano in danza di vento,
respiro d’autunno mai giunto
sospiro d’un Dio dubbioso
anelito di nembi cerulei,
sul suolo d’ardesia di Babilonia

Maghi in seta
perseverano nel loro gridar soffuso,
scalpita il cuoio de’ loro calzari
sull’ardesia abbracciata
avvinta ai papiri

Narrano
d’una Natura,
non più elegante garbata spettatrice,
ma com’Era irata strazia in raffiche di lacrime
la Lagrimosa nazione d’eroi ed esploratori.
Si respirano tempi d’eroica turpitudine
Ravel intona boleri di mutevolezza
mentre nuovi Int’illimani
soggiacciono alla libertà del nuovo pluebo.
La pia utopia, data per corpo morto caduto,
culla un nuovo archetipo

Lo chiamavan proletariato
Terzo stato
marciava in schiera compatta per egoistici diritti d’eguaglianza

Babilonia ci consegna un nuovo egualitarismo
raggiunto per la sola arroganza, insita,
nella bramosia di continuar la Salita

Giovani, amici tutti,
i papiri in quel circondotto salto d’acrobata
aizzano l’Urlo

Siamo un sognitariato!

Non accarezziamo l’amore di cristallo
di giovani speranze in corpi d’infanti,
ciò c’arricchiva i poveri delle Prime Rivoluzioni
si lascia solo smicciare
dagli Amori che ci impongono di vivere

Amori
in distante assuefazione
limitata eternità
balbuziente eloquio
intermittente fulgore
brulicante deserto d’anime

Nuovi poveri munifici
in abbraccio d’amante col Vostro futuro
sussurrate lui la Vostra idea
il Vostro sogno
lo custodirà in ali d’angelo
in spazi infiniti di vita vera
a Noi solo la gioia
di sorridere per davvero