Il bordo qui sopra non mi pare ben piegato,
certo ne avrei predisposto meglio la curvatura,
arricciandolo come le sopracciglia d’un lato
in un’espressione dolce tipica d’un seme, alla sepoltura.
D’altro canto è figliol prodigo d’improvvisazione,
questo volo in ali di carta, d’un candore imperfetto,
una pagina bianca schiava di mille bozze sotto revisione
una pagina bianca libera nel suo volo verso il cestino, concavo letto.
A voler volere le metafore non servono, come d’altronde scrivere,
la parole volano al meglio se ben piegate su foglie – voglie di carta.
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