lungo le rotaie di nubi
a costeggiare un debole cielo, terso,
a voltare il suo indaco in cubi
Ed alla fine si è perso
affannato a seppellire una parte di vita
che non voleva così e lo modellava diverso
da come doveva andare, da come era partita.
Quella missiva, grande come un libro
musicato da note in lettere, righe in pentagrammi
ed alla fine si è perso senza apporre alcun timbro
lasciando solo il vento a girare le pagine bianche d’epigrammi.
Ed alla fine si è perso
ritrovando la parte più vera di sé
goccia d’olio in acqua tumultuoso d’oceano, terso,
come una domanda vera dalle mille risposte sbagliate:
perché?
… come se una firma rendesse solo tue
le parole incollate prima di essa
e non contasse l’anima di che le legge in due
ad una sola ridente compassione perplessa.
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