Pensare,
bisogno fisico dal delicato adagio
di collezionista sbadato, assorto
una fame di carta dal fuoco grigio
ed una sete d’aria, di porto.
Chiamare,
orgoglio dominante di condottiero
guardiano d’un cane miserabile
splendore dal tetro pensiero
d’un bicchiere credibile,
certamente mezzo pieno,
patrono d’una sete - incendio, di fieno.
Pensare ,
al dolore infinito d’un inutile attimo
speso a pagare i propri errori,
la scala mobile continua dal primo
secondo a soffiarti via i tremori
d’un tempo vivo solo in foto
d’una calma godibile solo nel moto.
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