giovedì 5 aprile 2012

Il collage di frantumi della Cara Madre

L'immagine d'una sfera di vetro
algida di vapori indaco e macchie di verde
rende conto di illusioni, ne osservo il retro,
vederla è collocarla nel blu, dove si perde.

"Terra, Terra!" urla sentinella galattica
al giungere di un vascello di Pensieri,
ce l'avevano disegnata diversa, più magica,
gli indegeni più ospitali. forse l'erano di più, ieri.

I Pensieri attraccano alle porte adunche
della sfera, decisi a conoscerli ordunque,
questi uomini sembrano divisi
per loro non rileva nulla se non questi visi.

I visi, così colorati e mutevoli
distratti - attenti, muti - ridenti, chiassosi - tristi
poco badano ai convenevoli
i Pensieri scrutano i comportamenti, costi quel che costi.

Uno dei maghi disse ai Pensieri:
come potremo unirci senza annichilirci?
La domanda vale, rispondo volentieri,
ma serve una storia per capirci.

Quello che chiamate il Grande Botto
è davvero il gesto di un Dio, distratto,
egli aveva un globo perfetto, suo prodotto,
lo maneggiava con vezzo, tanto n'era attratto.

Al meriggiare di quei tempi l'universo
era accomodato in custodia nel globo delle pioggie,
imperizia volle che scivolasse dalle mani per verso
cadendo, tintinnando nel reale in scintillio di scheggie.

Non temiate la vostra apparente divisione
siete scheggie sorelle della medesima visione,
acredini e bisticci son storture ortogonali,
la mancanza di pezzi, solo dubbi normali.

Trovate il legame nel perso frantumato nell'aria
la cui magia vive nella vostra anima che varia.

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