Grovigliare sottile di anime e suoni,
gorgogliare di voci roche,
rotte dalla carezza d'un drink di tuoni,
distese da lame di donne innamorate, poche.
Folle architettura di crome a volute ombrose
sulla dorata patina d'un pentagramma
ferito dalla scricchiolare d'uno stilo di mimose
di quell'odore da far sobbalzare il diaframma.
I grandi temi, il dolce infinito d'un miseabile reale
sussurrati nel rombo di archi tesi e sguardi d'eroi,
cantautore per elezione, vicino perché normale
elegia di volgarità per un domani ridotto ad un poi.
Musica dea divenuta maledetta droga,
baccanale divenuta opera, trattato in urlo
per capirti devo sbagliare, voglio una proroga
mi dimentico del tempo senza sedurlo.
Musica delicata Venere in rovina
ideale di carnale bellezza
segreta gemma ferita da sguardi in vetrina
ti stacchi ma cadi addosso come brezza.
Non ti lasceremo esser fuga dagli animi dei sogni fiochi
resterai per sempre nostra, nuda e santa, stanza dei giochi.
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