Dove si dirige,
dove trova rifugio,
riparo, alcova di profumi,
quest'acqua pianta dal cielo
aggrovigliata ad un vento
dalla digrignata dentatura
di palazzi ed ampi viottoli?
Qual forma incide
sulla sfuggente superficie di sorella terra,
l'affannato arrampicarsi d'anse
del fiume lungo la pianura?
Chiaro,
di meraviglie che s'affacciano bramose
a scorgere loro iridi lucenti
mesciarsi nel fragoroso sposalizio
dei cristallini raggi, sottratti al sole,
custoditi in quell'indaco scrigno ...
Sì benevolo nel concedersi
alla gentile mano del ramingo,
al graffio del pennello del pittore
lenito solo dallo zeffiro della tempera.
Libero,
di seguire il suo tracciato
nel rombo torrentizio del fortunale,
nella placida immobilità della canicola;
di offrire il suo lindo pentagramma
alle foglie piovute come note,
ai ponti tesi come cesure,
alle chiuse voraci come applausi
all'estatico compimento
d'uno scintillante movimento.
Sacro,
nella beata sete d'infinito rullante
sepolta sotto l'indimostrata convinzione
ch'essa non si possa lenire,
che non ci si possa dissetare
di sola acqua santa.
Così accarezza,
così scivola,
da dentro ...
Così scorre,
così vive
dentro il Carso del nostro animo
il fiume segreto d'ognuno,
portando con sè
il segreto della primavera.
Poesie, inestimabili cimeli per l'asta di Portobello Road, gelosamente custodite al vento di rose d'una soffitta aperta a tutti
martedì 31 gennaio 2012
mercoledì 25 gennaio 2012
Ripido cuore e il volo dell'anima del cielo
Ripido cuore
scosceso pianoro cauto,
vorrebbe salirti
sognerebbe di conquistarti ...
Crepacci d'esperienze
rigati in gole
dal gocciolar del tempo
ti solcano mentre suoni
canti di libertà ferita.
Ripido cuore
folle aruspice ineluttabile
vorrebbe leggerti
sognerebbe d'odorarti.
Tormenti in flutti
conflittuali abbracci di spuma e rivoli
t'allattano di gioia mentre ridi
con vituperati occhi
dall'ingenua astuzia di bambino.
Ripido cuore lasciala
giungere come fosse la tua stella,
più amata - più cara
sagace pazza in fuga di luce pel cielo,
fedele amante avvinta a questa terra
dal drappo d'argento del tuo sguardo,
triste giullare addormentato sull'orizzonte.
scosceso pianoro cauto,
vorrebbe salirti
sognerebbe di conquistarti ...
Crepacci d'esperienze
rigati in gole
dal gocciolar del tempo
ti solcano mentre suoni
canti di libertà ferita.
Ripido cuore
folle aruspice ineluttabile
vorrebbe leggerti
sognerebbe d'odorarti.
Tormenti in flutti
conflittuali abbracci di spuma e rivoli
t'allattano di gioia mentre ridi
con vituperati occhi
dall'ingenua astuzia di bambino.
Ripido cuore lasciala
giungere come fosse la tua stella,
più amata - più cara
sagace pazza in fuga di luce pel cielo,
fedele amante avvinta a questa terra
dal drappo d'argento del tuo sguardo,
triste giullare addormentato sull'orizzonte.
martedì 24 gennaio 2012
Suggestione
Ardono Carmina Burana nell'aria,
un circolo di druidi
attizza con vespri pagani
il rogo del grande sole,
piovuto oltre le volute ioniche di templi d'eroi
vittime del cemento,
sguardo languido di Medusa - grande città.
Ardono Carmina Burana nell'aria,
urla la bestia
dentro un corpo di terracotta
sbatte contro le pareti
con la folle forza della scoperta,
ulula al mondo lì fuori:
Entra qui!
Svelami mille segreti
che m'avvelenino col loro incanto,
dilania la traballante imbastitura
di questo mio abito fiammeggiante,
disciogli la cortina,
disarciona il cavaliere
di questa alienante arancia
di viti, luci, suoni e pulsanti.
Ardono Carmina Burana nell'aria,
mai così vicina sorella follia
da poter comprendere ogni tuo raziocinio.
Ripongo la Colt fumante
nella fondina d'un corpo
soffocato dall'azzurro della veste
costretto dal grigiore di libertà
d'un elegante lacciuolo di seta.
Un brivido d'ustionante suggestione.
un circolo di druidi
attizza con vespri pagani
il rogo del grande sole,
piovuto oltre le volute ioniche di templi d'eroi
vittime del cemento,
sguardo languido di Medusa - grande città.
Ardono Carmina Burana nell'aria,
urla la bestia
dentro un corpo di terracotta
sbatte contro le pareti
con la folle forza della scoperta,
ulula al mondo lì fuori:
Entra qui!
Svelami mille segreti
che m'avvelenino col loro incanto,
dilania la traballante imbastitura
di questo mio abito fiammeggiante,
disciogli la cortina,
disarciona il cavaliere
di questa alienante arancia
di viti, luci, suoni e pulsanti.
Ardono Carmina Burana nell'aria,
mai così vicina sorella follia
da poter comprendere ogni tuo raziocinio.
Ripongo la Colt fumante
nella fondina d'un corpo
soffocato dall'azzurro della veste
costretto dal grigiore di libertà
d'un elegante lacciuolo di seta.
Un brivido d'ustionante suggestione.
La rosa dal pianto di rugiada
Sua ignuda maestà,
mi dia un fiato di nuvole
ove riposarvi stanotte
al riparo
del suo armadio di stelle.
Sua ignuda maestà,
mi dia il vento delle fiabe
ad accarezzare il flauto del sole
col sibillino costrutto d'una sinfonia.
Sua ignuda maestà,
mi dia la nebbia affogata
a velare di cristallo l'orizzonte,
a scolpire le fragili fattezze delle cose.
Sua ignuda maestà,
rovesci la sua levigata follia
ad aggrottare il sorriso di queste gote,
qual cannella odorosa,
soffiata s'una rosa
dal pianto di rugiada.
mi dia un fiato di nuvole
ove riposarvi stanotte
al riparo
del suo armadio di stelle.
Sua ignuda maestà,
mi dia il vento delle fiabe
ad accarezzare il flauto del sole
col sibillino costrutto d'una sinfonia.
Sua ignuda maestà,
mi dia la nebbia affogata
a velare di cristallo l'orizzonte,
a scolpire le fragili fattezze delle cose.
Sua ignuda maestà,
rovesci la sua levigata follia
ad aggrottare il sorriso di queste gote,
qual cannella odorosa,
soffiata s'una rosa
dal pianto di rugiada.
martedì 17 gennaio 2012
Egli splendido nel suo cappotto dall'interno sdruccito
Cuore trafitto d'abbracci
di miriadi di lame setose,
vaghi per l'angusto petto
cattedrale del respiro,
alla ricerca d'un tuo pari
invero asseragliato nella guarnigione
di monti dietro lo zaffiro.
Maglie di membra
unguento del disio
fischiate al sibilare d'un ansimare,
prorompete con grida
sull'orizzonte di cieche
visioni di passione.
Codardo eroe, l'animo,
refrattario profeta di genti,
prensente nell'oblio d'un cogitare
scivoli rotolante
lungo la perfezione
di quello smottato clivo.
Perfida irriconoscente, l'anima,
sorda ai trionfi del talento
vana ai raggiunti traguardi del sacrificio,
sì famelica di novità
da risolversi in stantio cliché,
sì stretta nel suo barocco rifuggir dal nulla
per l'ingordigia del tutto
d'un asino di Buridano.
Di ciò s'abbiglia il pensiero
passeggiando avvolto
alla canicola d'un sole
figlio d'un pallore
di bonfonchiante inverno,
così spledido nel suo cappotto
dall'interno sdruccito.
di miriadi di lame setose,
vaghi per l'angusto petto
cattedrale del respiro,
alla ricerca d'un tuo pari
invero asseragliato nella guarnigione
di monti dietro lo zaffiro.
Maglie di membra
unguento del disio
fischiate al sibilare d'un ansimare,
prorompete con grida
sull'orizzonte di cieche
visioni di passione.
Codardo eroe, l'animo,
refrattario profeta di genti,
prensente nell'oblio d'un cogitare
scivoli rotolante
lungo la perfezione
di quello smottato clivo.
Perfida irriconoscente, l'anima,
sorda ai trionfi del talento
vana ai raggiunti traguardi del sacrificio,
sì famelica di novità
da risolversi in stantio cliché,
sì stretta nel suo barocco rifuggir dal nulla
per l'ingordigia del tutto
d'un asino di Buridano.
Di ciò s'abbiglia il pensiero
passeggiando avvolto
alla canicola d'un sole
figlio d'un pallore
di bonfonchiante inverno,
così spledido nel suo cappotto
dall'interno sdruccito.
lunedì 16 gennaio 2012
Pollock gioca con la tempera del destino
Ti prego, ne ho bisogno ...
come il fiume d'una foce
come la sabbia del suo mare
come il folle dei sani,
per un'ispirazione,
a farlo sentire maledettamente
diverso.
Ti prego, ne ho bisogno ...
come un'eco della sua vallata
come un telefono del suo atono pulsare di suoni
come l'ateo d'un Dio,
per potersi opporre come fiera
all'insegnamento ch'altri han fatto
spendendo, vendendo, barattando
il Suo nome.
Ti prego, ne ho bisogno ...
Dammi del tempo
Il Mio tempo
Soldati in squadrone circolare
a vegliare immobili
sull'allontanasi felice
e il ricongiungersi giustapposto delle lancette,
qual pale del mulino
contro cui m'avvento.
Datemi il tempo d'amalgamare
la tempera del vissuto,
bruciato ardere,
sull'accogliente piana della tavolozza.
Il tempo ... Maledizione ...
per munirmi del sanguinaccio d'una passione,
per ricercare l'erbe officinali
da cui distillare il verde sinuoso
d'una pace calma, di sguardi,
per colmare un'ampolla
del blu-mare d'una fonte
di pensiero.
Il tempo ... per Dio ...
per campire lo schizzo
di china che lascio
stilettando queste pagine.
Il tempo
d'impugnare dubbioso
il pennello madido di quel vissuto
e tornire il reale,
qual maestà decaduta nell'oggi,
ad immagine delle faville danzanti
che fuggono lente
dallo scoppiettio dei miei pensieri.
come il fiume d'una foce
come la sabbia del suo mare
come il folle dei sani,
per un'ispirazione,
a farlo sentire maledettamente
diverso.
Ti prego, ne ho bisogno ...
come un'eco della sua vallata
come un telefono del suo atono pulsare di suoni
come l'ateo d'un Dio,
per potersi opporre come fiera
all'insegnamento ch'altri han fatto
spendendo, vendendo, barattando
il Suo nome.
Ti prego, ne ho bisogno ...
Dammi del tempo
Il Mio tempo
Soldati in squadrone circolare
a vegliare immobili
sull'allontanasi felice
e il ricongiungersi giustapposto delle lancette,
qual pale del mulino
contro cui m'avvento.
Datemi il tempo d'amalgamare
la tempera del vissuto,
bruciato ardere,
sull'accogliente piana della tavolozza.
Il tempo ... Maledizione ...
per munirmi del sanguinaccio d'una passione,
per ricercare l'erbe officinali
da cui distillare il verde sinuoso
d'una pace calma, di sguardi,
per colmare un'ampolla
del blu-mare d'una fonte
di pensiero.
Il tempo ... per Dio ...
per campire lo schizzo
di china che lascio
stilettando queste pagine.
Il tempo
d'impugnare dubbioso
il pennello madido di quel vissuto
e tornire il reale,
qual maestà decaduta nell'oggi,
ad immagine delle faville danzanti
che fuggono lente
dallo scoppiettio dei miei pensieri.
L'ispido lago ed i gabbiani
Un ispido lago
custodito dalla fine teca
d'un ghiaccio piumato,
attorniato di mille valli
d'argento e mandarino
sfavillante grigio cemento.
Un ispido lago ed i gabbiani,
per qual motivo siete qui
in quest'oceano
di crudi ossi
di seppie?
Che lo scivolare digrignato
delle vetture,
che il garrire irato
dei loro clacson,
che il paziente rimirare assorto
dei vecchi,
v'abbia tratto in inganno?
Qui non v'è mare,
se non nei nostri occhi,
nè capitani del coraggio,
solo gatti
dalla famelica cortesia
nella loro pretesa
d'insegnarvi
a volare.
custodito dalla fine teca
d'un ghiaccio piumato,
attorniato di mille valli
d'argento e mandarino
sfavillante grigio cemento.
Un ispido lago ed i gabbiani,
per qual motivo siete qui
in quest'oceano
di crudi ossi
di seppie?
Che lo scivolare digrignato
delle vetture,
che il garrire irato
dei loro clacson,
che il paziente rimirare assorto
dei vecchi,
v'abbia tratto in inganno?
Qui non v'è mare,
se non nei nostri occhi,
nè capitani del coraggio,
solo gatti
dalla famelica cortesia
nella loro pretesa
d'insegnarvi
a volare.
giovedì 12 gennaio 2012
L'attesa del prezioso mosaico
Attendere
il fruscio d'alberi al sole
gelido d'un gennaio lucente,
qual pettini trafitti
dal borbottio di gracili raggi,
stoffe brillanti,
ad accarezzare la dolce chioma
delle nubi, archi del cielo
Enorme
Dorato
Attendere
il sospiro tumultuoso
d'un cuore di carta
nella vibrazione stante
d'una coraggiosa fuga
di passione.
Attendere
l'arrivo di un treno ramingo,
sospinto in rullante incedere
addentro un condotto di binari ipotetici,
fermate in stazioni
qual foglie immobili
sul dorso d'una placida corrente.
Attendere
l'ergersi d'opinioni qual insormontabili
mura di cartone piegato,
uomini come bambini in un assedio,
azione determinante,
di un'allegra guerra fratricida
cantata - musicata in convinzioni
di marmo - fiato
nell'organo d'impettite trachee.
Attendere
intricati grovigli di destino,
qual salubri paludi di pensiero,
dipanarsi in trame
ad ordito di un futuro
prezioso mosaico
di poster e carta da parati.
il fruscio d'alberi al sole
gelido d'un gennaio lucente,
qual pettini trafitti
dal borbottio di gracili raggi,
stoffe brillanti,
ad accarezzare la dolce chioma
delle nubi, archi del cielo
Enorme
Dorato
Attendere
il sospiro tumultuoso
d'un cuore di carta
nella vibrazione stante
d'una coraggiosa fuga
di passione.
Attendere
l'arrivo di un treno ramingo,
sospinto in rullante incedere
addentro un condotto di binari ipotetici,
fermate in stazioni
qual foglie immobili
sul dorso d'una placida corrente.
Attendere
l'ergersi d'opinioni qual insormontabili
mura di cartone piegato,
uomini come bambini in un assedio,
azione determinante,
di un'allegra guerra fratricida
cantata - musicata in convinzioni
di marmo - fiato
nell'organo d'impettite trachee.
Attendere
intricati grovigli di destino,
qual salubri paludi di pensiero,
dipanarsi in trame
ad ordito di un futuro
prezioso mosaico
di poster e carta da parati.
martedì 10 gennaio 2012
La teca di liquido cristallo in rivoli
Scrivo il tuo volto
dipingo il tuo nome
sull'argento del vapore
gocce, sorelle di cromia,
qual colombe intirizzite nella teca
si diffondo
lungo il luminescente grigiore del burrone.
Scrivo il tuo volto
dipingo il tuo nome,
pongo dapprima la mia mano
intiera, la lascio
sdruccire la perfezione delle cuciture
di quell'abito d'ocra
per figurarmi le astanti
potenzialità di quel mio disinteressato incedere.
Di poi un sol dito
a tracciare la fulgida sommità
del tuo capo
vestito della soggiogante mutevolezza
dei tuoi capelli.
A quell'irrispettoso transitar
l'argento della piana piange
la sua perduta perfezione,
sorelle colombe s'affannano
in stormi fugaci,
straziano l'agiografia di Mallarmé
divorandomi con la voluttà delle forme
costernandomi con la sacralità del ridere
rassicurandomi con quei graffiti di pioggia
lieve di sole.
Scrivo il tuo volto
dipingo il tuo nome,
grondo di quei diamanti
che m'assaltano empietosi
rendendomi leggero
sgravato del peso dell'aria li attorno.
Terrò stretta la mia anima
voglio sia qui
voglio sia con te
quando il caveliere del pensiero
tornerà con la tua.
dipingo il tuo nome
sull'argento del vapore
gocce, sorelle di cromia,
qual colombe intirizzite nella teca
si diffondo
lungo il luminescente grigiore del burrone.
Scrivo il tuo volto
dipingo il tuo nome,
pongo dapprima la mia mano
intiera, la lascio
sdruccire la perfezione delle cuciture
di quell'abito d'ocra
per figurarmi le astanti
potenzialità di quel mio disinteressato incedere.
Di poi un sol dito
a tracciare la fulgida sommità
del tuo capo
vestito della soggiogante mutevolezza
dei tuoi capelli.
A quell'irrispettoso transitar
l'argento della piana piange
la sua perduta perfezione,
sorelle colombe s'affannano
in stormi fugaci,
straziano l'agiografia di Mallarmé
divorandomi con la voluttà delle forme
costernandomi con la sacralità del ridere
rassicurandomi con quei graffiti di pioggia
lieve di sole.
Scrivo il tuo volto
dipingo il tuo nome,
grondo di quei diamanti
che m'assaltano empietosi
rendendomi leggero
sgravato del peso dell'aria li attorno.
Terrò stretta la mia anima
voglio sia qui
voglio sia con te
quando il caveliere del pensiero
tornerà con la tua.
lunedì 9 gennaio 2012
Like a hawk fallin' from the clouds
A crown of milky clouds
embraccing the holy chapel
above me
and the train,
counting its rolling steps of steel
while a gentle violin of wind
let those clouds smile
in a torrent of rainy thoughts.
A squared mess of clouds
roaring thunders of symphonies
above me
and the train,
shipping that snorting vessel
to somewhere in poems
to something in music
to somebody in an ocean of faces ...
Like a hawk ... fallin' down
from that crown of clouds
creaming the ivory of its flight
with the gentle hands
of a big asleept giant;
from those strict stairs of stars,
like dancers in a silent ballet
at the Bolshoi of Universe;
from me
flying
above my skyscrapers of dust
above my castles of cards
above my streets of doubts;
Untill ...
embraccing the holy chapel
above me
and the train,
counting its rolling steps of steel
while a gentle violin of wind
let those clouds smile
in a torrent of rainy thoughts.
A squared mess of clouds
roaring thunders of symphonies
above me
and the train,
shipping that snorting vessel
to somewhere in poems
to something in music
to somebody in an ocean of faces ...
Like a hawk ... fallin' down
from that crown of clouds
creaming the ivory of its flight
with the gentle hands
of a big asleept giant;
from those strict stairs of stars,
like dancers in a silent ballet
at the Bolshoi of Universe;
from me
flying
above my skyscrapers of dust
above my castles of cards
above my streets of doubts;
Untill ...
La primula nera
Seta in petali
di caduca passione,
stalattite cremosa di lacrime
benedici con quel rivolo
mie pareti dalla soffice
estatica potenza
Primula nera
di tenerezza composta,
di scomposto tetro colore
bacio del diavolo.
Luna dal profumato volto
lì attaccata ad un indaco
morso dalla dilaniata passione,
scolpito dalla cannella
del dolce bacio del tramonto rutilante
doblone donato da un buon Dio
all'orizzonte mendicante
schiva etoile di mille paesaggi.
Primula nera
di tenerezza composta,
di scomposto tetro colore
bacio del diavolo.
Efferata assassina
dal timido grigiore di ghiaccio
dei tuoi occhi,
dal perverso tuo osservare
arroccata nella santità del tuo guardo,
dall'ira di velate carezze
qual danza d'odalische nelle tue mani,
riscrivi gli amori dei romanzi
con veleno di miele d'inchiostro.
Primula nera
bacio ardente del diavolo,
fiore del male,
mi ricongiungi ad un buon Dio
graffiando di metafore
la candida veste
della convenuta santità d'una pergamena.
di caduca passione,
stalattite cremosa di lacrime
benedici con quel rivolo
mie pareti dalla soffice
estatica potenza
Primula nera
di tenerezza composta,
di scomposto tetro colore
bacio del diavolo.
Luna dal profumato volto
lì attaccata ad un indaco
morso dalla dilaniata passione,
scolpito dalla cannella
del dolce bacio del tramonto rutilante
doblone donato da un buon Dio
all'orizzonte mendicante
schiva etoile di mille paesaggi.
Primula nera
di tenerezza composta,
di scomposto tetro colore
bacio del diavolo.
Efferata assassina
dal timido grigiore di ghiaccio
dei tuoi occhi,
dal perverso tuo osservare
arroccata nella santità del tuo guardo,
dall'ira di velate carezze
qual danza d'odalische nelle tue mani,
riscrivi gli amori dei romanzi
con veleno di miele d'inchiostro.
Primula nera
bacio ardente del diavolo,
fiore del male,
mi ricongiungi ad un buon Dio
graffiando di metafore
la candida veste
della convenuta santità d'una pergamena.
martedì 3 gennaio 2012
La Notte Stellata sul Rodano dalle mille macchie
Macchie di ombrosa tempera
ad accarezzare il cielo di notte
sul Pio grande fiume,
sono luci d'ocra ovattato,
gemme di folgore in boccioli di rose,
raptus di costellazioni in stelle
rifugiatesi nell'impenetrabile
scorza di vetro d'un lampione.
Macchie d'un indaco cielo commosso
nella sua tenebra d'ira nascosta
al mio guardo pellegrino
dai passi travolti nel ritmo
di quell'affollato pensare assorto.
Macchie d'un rutilante rosso bramoso
intintesi nella cera colata
al circolo d'arie dell'orizzonte,
s'erigono spumose mura di pacifiche città celesti
s'ergono poeti cinti di lame di passione
s'affanna il mio occhio a fuggire
al ritmo rapido dei miei passi.
Una Notte Stellata sul Rondano
un Van Gogh in minore,
il balbettio d'un poeta illitterato
e quelle tante macchie:
ingredienti per un capolavoro.
ad accarezzare il cielo di notte
sul Pio grande fiume,
sono luci d'ocra ovattato,
gemme di folgore in boccioli di rose,
raptus di costellazioni in stelle
rifugiatesi nell'impenetrabile
scorza di vetro d'un lampione.
Macchie d'un indaco cielo commosso
nella sua tenebra d'ira nascosta
al mio guardo pellegrino
dai passi travolti nel ritmo
di quell'affollato pensare assorto.
Macchie d'un rutilante rosso bramoso
intintesi nella cera colata
al circolo d'arie dell'orizzonte,
s'erigono spumose mura di pacifiche città celesti
s'ergono poeti cinti di lame di passione
s'affanna il mio occhio a fuggire
al ritmo rapido dei miei passi.
Una Notte Stellata sul Rondano
un Van Gogh in minore,
il balbettio d'un poeta illitterato
e quelle tante macchie:
ingredienti per un capolavoro.
lunedì 2 gennaio 2012
Il cantico della mia terra di rose
Un serpente di ghiaia d' un adagiarsi vitreo
di tracotante, collerica, immobilità
strappa i petali d'una rosa in ruvida terra,
sfoglia la corolla melensa d'una margherita,
mentre gli sfilo avanti in parata
cenciosa di sguardi.
Ascoltate il pulsare in fragore di senno
della mia terra di rose,
addormentata nella dolce rugiada
dell'abbracccio del vecchio fiume.
Un vento solo:
sibilo di giunco a volta del cielo,
canto di Saffo a gentile Ouverture
del saggio di vita della civetta,
urlo squarciato dall'amalgama
della mesciata golena
...
i pioppi
qual unisono d'archi in sinfonia,
qual schiera d'armate
in corrazze di dolci foglie
in piche di rami di cristallo,
richiamano al terrore del dubbio
ogni Macbeth,
arroccato nel suo castello,
tripudio marmoreo di convinzioni.
Ascoltate il cinguettio dal tintinnio di pace
della mia terra di rose
accarezzata dal bacio vellutato d'un sole piangente
lagrime in spuma argentea di sora acqua.
Nubi dal levigato splendore
colonne a rastremare il cielo,
ne restringon la veduta,
il guardo fisso
alla sola magia della Luna
Sia essa osservata
dal groviglio d'affetti nella stanza
di là del periscopio
d'un camino
Sia essa ululata
dall'umida laguna
incastonata nel pozzo,
quotidiano tuffo,
lungi dalle passioni.
Sia essa raccolta
dall'infinita altitudine del pensiero
dipinto oltre gli astri,
qual doblone di fiammante valore
di sorrisi e lagrime.
Ascoltate il cantico d'amore di cartapesta
della mia terra di rose
teatrino di marionette
riservato ai soli capolavori.
di tracotante, collerica, immobilità
strappa i petali d'una rosa in ruvida terra,
sfoglia la corolla melensa d'una margherita,
mentre gli sfilo avanti in parata
cenciosa di sguardi.
Ascoltate il pulsare in fragore di senno
della mia terra di rose,
addormentata nella dolce rugiada
dell'abbracccio del vecchio fiume.
Un vento solo:
sibilo di giunco a volta del cielo,
canto di Saffo a gentile Ouverture
del saggio di vita della civetta,
urlo squarciato dall'amalgama
della mesciata golena
...
i pioppi
qual unisono d'archi in sinfonia,
qual schiera d'armate
in corrazze di dolci foglie
in piche di rami di cristallo,
richiamano al terrore del dubbio
ogni Macbeth,
arroccato nel suo castello,
tripudio marmoreo di convinzioni.
Ascoltate il cinguettio dal tintinnio di pace
della mia terra di rose
accarezzata dal bacio vellutato d'un sole piangente
lagrime in spuma argentea di sora acqua.
Nubi dal levigato splendore
colonne a rastremare il cielo,
ne restringon la veduta,
il guardo fisso
alla sola magia della Luna
Sia essa osservata
dal groviglio d'affetti nella stanza
di là del periscopio
d'un camino
Sia essa ululata
dall'umida laguna
incastonata nel pozzo,
quotidiano tuffo,
lungi dalle passioni.
Sia essa raccolta
dall'infinita altitudine del pensiero
dipinto oltre gli astri,
qual doblone di fiammante valore
di sorrisi e lagrime.
Ascoltate il cantico d'amore di cartapesta
della mia terra di rose
teatrino di marionette
riservato ai soli capolavori.
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