giovedì 29 marzo 2012

La stanza dei giochi

Grovigliare sottile di anime e suoni,
gorgogliare di voci roche,
rotte dalla carezza d'un drink di tuoni,
distese da lame di donne innamorate, poche.

Folle architettura di crome a volute ombrose
sulla dorata patina d'un pentagramma
ferito dalla scricchiolare d'uno stilo di mimose
di quell'odore da far sobbalzare il diaframma.

I grandi temi, il dolce infinito d'un miseabile reale
sussurrati nel rombo di archi tesi e sguardi d'eroi,
cantautore per elezione, vicino perché normale
elegia di volgarità per un domani ridotto ad un poi.

Musica dea divenuta maledetta droga,
baccanale divenuta opera, trattato in urlo
per capirti devo sbagliare, voglio una proroga
mi dimentico del tempo senza sedurlo.

Musica delicata Venere in rovina
ideale di carnale bellezza
segreta gemma ferita da sguardi in vetrina
ti stacchi ma cadi addosso come brezza.

Non ti lasceremo esser fuga dagli animi dei sogni fiochi
resterai per sempre nostra, nuda e santa, stanza dei giochi.

giovedì 22 marzo 2012

Sono un ladro, faccio il cantante ...

Scivolo, quasi pattino, s'un disco di luci
guardo dal sole blu che irradia la sala
sola textura di teste che applaudono,
vivo una vita in tre minuti.

Addento, quasi mangio, il pasto di questi passati
alcuni dolci, altri amari, certi semplicemente ben cotti
d'altronde mi portano dei gran bei costumi, loro,
decido la sceneggiatura e i personaggi, io.

Dispongo, quasi arredo, la musica che li soffia
in alto come semi, li spegne, qual festanti candele,
mi cantano le mie parole, loro,
distendo loro un tappeto su cui volare, io.

Li guardo dal sole blu che irradia la stanza,
confenziono i disegni dei loro visi con fiocchi e nastri,
li dono volentieri i loro sorrisi assordanti ...
Sono un ladro, faccio il cantante ...

giovedì 15 marzo 2012

Il paradosso dei clientes

Tutti concordi nel mondo dei seri, degli impegnati,
dev'essere generoso - egoista nonché cinico - sognatore
l'umano atleta immobile, rigido arco deposto di dati
affastellati in ordine, d'un estro fisso, del lento prova orrore.

Tutti concordi non v'è dubbio alcuno
avanti a te fiducia: ostacolo nessuno!
Procedi diritto, osservando solo il panneggio della strada,
la figura delle margherite, non il tatto della corolla resa brada.

Tutti concordi, tu arrivi dove vogliano che tu voglia
apprezzano il far squadra se tu d'essa ti distingui, varchi una soglia,
vaghi in gruppo sorridendo pecora abbigliata a lupo, frutto a foglia,
stretto nel dolce tuo camice, diverso così uguale, alla nostra spoglia.

L'ordine è chiaro la tua vita è un gioiello solo in una corona,
corri sospettoso il senso del fluir del tempo di limita, ti mente,
altri cercano scale, tu sei un bel gradino, nessuno ti perdona,
affrettati all'egoismo della mansione a donarti spassionatamente
al tuo cliente.

giovedì 8 marzo 2012

La vita divisa in giorni bui e notti lucenti

Conviene pensarla difficile,
opportunamente pazza - irrazionale?
Conviene aizzare la belva docile,
sonoramente silente - sobriamente emozionale?

Trovi opportuno stagliarti rigido in un mondo scosso,
increspato flutto d'una pozza in tempesta,
oceano riarso costeggiato da un pingue fosso
di lapislazzuli - pensieri censiosi agghindati a festa?

Conviene depositare unguenti dolciastri 
s'una distesa silente d'insipido sale,
amare senza un domani, trovando opportuni gl'impiastri
mercificatori attenti al bene ed inclini al male?

Trovi opportuno vegliare di notte alla luce d'un libello
scandaglio dovizioso della realtà del giorno
mentre sei atteso ad esistere in seta e coltello
lungo una realtà che scolpisce l'andata ed odia il ritorno?

Assolutamente,
troverai negli schermi visivi un contatto,
godrai delle bestiole ingabbiate l'abbraccio,
troverai nel tuo ondeggiare la retta via
nella tua pietanza un'agrodolce fantasia,
scopirai nella partenza del tuo ignorare
il tonante ritorno del loro conoscere.

giovedì 1 marzo 2012

I requisiti della grande danza

Per ballare, forse,
non servono le luci
non servono abiti eleganti
trionfo di giovani stoffe luccicanti
tripudio di solidi tacchi roteanti.

Per ballare, forse,
non serve nemmeno la musica
nel rombo delle casse
nel tuono del tamburo
dietro quell'agghindato bel muro,
alcova di certezza - bellezza di donna.

Per ballare, forse,
basti solo tu
te sola come giorni nelle notti
tuo rame s'un finto oro
tuo grigio s'uno stanco platino
tuo viso di sopra ogni vacuo sorriso
la tua mente, qui,
dove nulla vale se non si sente.