Comunicare è un dire in coro
e s'ascolta volentieri se si scorgono i particolari,
gli esseri son piacenti è opportuno discutere con loro,
e se rovesciano parole accattivanti divengono compari.
Ma quelle parole comunicano?
Se si cosa? Il trasporto del declamante,
il fervore dell'auditore imbornito dal decano?
O il miele d'un dolore, come fosse un calmante?
Certo una pena non di tua proprietà
un interesse irato di mille altri te
che trovi chiassosi otri d'inopportunità
da cui ti distacchi parlando lettere con inferiate.
Comunicare è un dire in coro
noi abbiamo parole ma le sciupiamo
facciamo rilevare dei gesti, degli atti che non odoro
incardiniamo il viso in sorrisi, che spesso non vogliamo.
Ci soffermassimo sui disegnatori dell'aria,
privati delle parole con un furto
donano gesti di gusto e tinta varia
in delicato ondeggiare di mani dalla voce che urto
costernato per la piena di quel dire
muto discorso dall'agitato finire.
Vorrei disegnare la pagina come loro fan con l'aria
pulire lo stilo della penna in una mente spuria
ed allora ch'ogni balbettio d'inchiostro
sia un volo di rondini
che ogni uomo normale vestito da mostro
sia marionetta ai vostri ordini,
che ogni rima sia solo tintinnio
a suggello di un'idea o dell'oblio,
che ogni gabbia veduta sia libertaria
grazie al vostro genio sfortunato: disegnatori dell'aria.
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