martedì 15 maggio 2012

La razione K

Alle armi, alle armi” pacifici soldati
c'è da combattere e da trionfare
imbalsamati nel cotone tinto di divise - abiti rubati
ad un'eleganza di tuta oleata per lavorare.

Confezionate con premura le vostre aspirazioni
dovremo stiparle in magazzini torbidi di vetrate
incastonati come misere tessere di gemme e dobloni
in attività di fugace attenzione per voi che osservate.

Alle armi, alle armi” pacifici soldati
siate operosi ed attenti a tutto ciò che non importa
il rancio giungerà, buono ed abbondante, siete assicurati
ad un appiglio posticcio, una fune di seta, di scorta.

Giungerà il rancio, buono ed abbondante, non si scappa
dalla gozzoviglia, dentellato di lavoro, della razione k:

un sonno lesto di sogni temporizzati
di desideri lontani di mondi – donne sfiorate
rotto dal fastidioso operare di vicini narcotizzati:
per dio, son le 7 di domenica mattina, che mobili spostate?”

una foto d’arte per una rivista patinata
che faccia divenire il fratello, prossimo a carico,
con la sua macchina, un’altra tessera appostata
nella rombante perfezione di mosaico del traffico

Dimenticate in poche ore incollate
quel peso d’Atlante per cui vi lamentate
risolvete alacri i problemi degli Altri
che a quelli di Tutti ci pensano loro, gli Scaltri.

giovedì 3 maggio 2012

I disegnatori dell'aria

Comunicare è un dire in coro
e s'ascolta volentieri se si scorgono i particolari,
gli esseri son piacenti è opportuno discutere con loro,
e se rovesciano parole accattivanti divengono compari.

Ma quelle parole comunicano?
Se si cosa? Il trasporto del declamante,
il fervore dell'auditore imbornito dal decano?
O il miele d'un dolore, come fosse un calmante?
Certo una pena non di tua proprietà
un interesse irato di mille altri te
che trovi chiassosi otri d'inopportunità
da cui ti distacchi parlando lettere con inferiate.

Comunicare è un dire in coro
noi abbiamo parole ma le sciupiamo
facciamo rilevare dei gesti, degli atti che non odoro
incardiniamo il viso in sorrisi, che spesso non vogliamo.

Ci soffermassimo sui disegnatori dell'aria,
privati delle parole con un furto
donano gesti di gusto e tinta varia
in delicato ondeggiare di mani dalla voce che urto
costernato per la piena di quel dire
muto discorso dall'agitato finire.

Vorrei disegnare la pagina come loro fan con l'aria
pulire lo stilo della penna in una mente spuria
ed allora ch'ogni balbettio d'inchiostro
sia un volo di rondini
che ogni uomo normale vestito da mostro
sia marionetta ai vostri ordini,
che ogni rima sia solo tintinnio
a suggello di un'idea o dell'oblio,
che ogni gabbia veduta sia libertaria
grazie al vostro genio sfortunato: disegnatori dell'aria.

Il mondo regala margherite

Chi assume malamente, credendosi Freud, fa
la nanna come se fosse un sogno
scivola su monti di vita come muffa,
disegna la sabbia a righe per bisogno.

Chi assume malamente, credendosi Freud, fa,
giudica: chi suona la Sua musica
come un burattino slacciato, una cosa buffa,
chi pensa un'altra via come una rivoluzione tipica.

Sogna quando sei sveglio di notte
blatera come fossi un Cicerone
odora con incanto mille rose cotte,
il mondo regala margherite, furbone!

A piedi nudi in San Petronio

Musica gitana parla in volo
di gonne vivaci come le anime
che vi danzano dentro in un crogiuolo
di lettere cucite come denti d'un pettine.

Musica gitana respira nella sua cella
con gli occhi, tutti azzurri, d'un sogno
incolore come il fiato mozzato da un'emozione bella
di cenere castagno e di sale borgogno.

Mi sorprendo di quanto sia facile
alzar la testa dai tuoni d'uno schermo,
dal rosseggiare della nera china sul pontile
d'uno stagno immobilismo supremo.

Mi sorprendo di quanto sia sia razionale
il saltare liberi in questo manicomio
oppresso dal solo soffito d'un cielo normale
a piedi nudi in San Petronio.